domenica 11 novembre 2012

Storia del petrolio

Il petrolio era conosciuto e sfruttato già nell'antichità. Nelle pagine dell'Antico Testamento si legge infatti che Dio disse a Noé di spalmare sulle fiancate dell'arca uno strato di bitume che in abbondanza affiorava nella zona.
Nella Mesopotamia, almeno tre mila anni prima di Cristo, esistevano molte fonti di questa sostanza: la più famosa si trovava a Hit, non lontano da Babilonia. Dalle fessurazioni e crepe del terreno fuoriusciva bitume e cospicue quantità di gas che bruciavano in continuazione. Si diceva fossero le "fornaci ardenti" in cui Nabucodonosor, re di Babilonia, aveva gettato gli ebrei. Plutarco scrisse che gli abitanti di quella località avevano dato fuoco a una strada cospargendola di petrolio per impressionare Alessandro Magno.


Nell'antichità si ignorava che il petrolio si trovasse nella profondità della terra; ci si limitava a sfruttare soltanto gli affioramenti superficiali previo un rudimentale trattamento di depurazione che consisteva ne separarlo dall'acqua. Il prodotto così ottenuto divenne a quel tempo una merce commerciabile per impermeabilizzare, per asfaltare le strade e in parte per l'illuminazione.
L'interesse dei popoli antichi fu attratto dall'olio di pietra per le proprietà medicinali. Plinio, nel primo secolo dopo Cristo descrisse ben ventisette rimedi che si potevano attendere da questo prodotto importato a caro prezzo dalla Persia e dalle isole greche. 
Nel XIII secolo Marco Polo aveva saputo che presso Baku, nel Caucaso, una fonte forniva olio di pietra, buono da bruciare e per curare una malattia della pelle dei cammelli. A Baku vide alte colonne di fuoco, che bruciavano senza sosta e che venivano adorate dai seguaci di Zoroastro.


Nell'antichità il petrolio non fu utilizzato soltanto per scopi pacifici; il prodotto infiammato trovò diffuso impiego in campo militare. Nell'Iliade, Omero scrisse che i Troiani gettavano sulle navi nemiche un fuoco perenne che produceva una fiamma inestinguibile. 
Dal VII secolo i Bizantini fecero uso in guerra di oleum incendiarum, il cosiddetto "fuoco greco". Era una miscela di petrolio, zolfo, salnitro e resina di pino che a contatto con l'aria prendeva fuoco. I Bizantini lanciavano questo materiale contro le navi nemiche, ne impregnavano le punte delle frecce o se ne servivano per fabbricare bombe tanto primitive quanto micidiali che avevano un effetto psicologico notevole. Queste bombe furono impiegate contro le navi dei crociati e per secoli vennero considerate un'arma più terribile della polvere da sparo.




Piccole e veloci imbarcazioni, con a bordo questi antenati dei lanciafiamme passavano in mezzo alle navi nemiche spruzzandole di fuoco. I contenitori erano di grosse dimensioni, simili a otri in pelle con un tubo di rame. Schiacciando l'otre partiva un getto di composto che, una volta acceso, era inestinguibile.

Nel 1853 George Bissell, mentre attraversava la Pennsylvania occidentale, ebbe modo di osservare i metodi primitivi con cui veniva estratto il petrolio. In quei luoghi l'olio minerale, si sprigionava da sorgenti attraverso crepe del terreno e si raccoglieva in pozze oleose miste ad acqua salata. Vide che gli abitanti raccoglievano barili della sostanza scura schiumandola dalla superficie della fonte. Bissell sapeva che quest'olio veniva usato per preparare farmaci curativi del mal di testa, di denti, dei disturbi dello stomaco, dei reumatismi e delle malattie della pelle. Sapeva che quel liquido era infiammabile e da uomo astuto quale egli era, ebbe l'intuizione che si potesse  usare non come farmaco, ma come olio illuminante.
George Bissell era un avvocato di New York e insieme a Townsend, presidente di una banca ed altri, aveva costituito un gruppo di imprenditori. Obiettivo del gruppo diventò quello di trasformare l'olio minerale in un fluido utilizzabile per alimentare le lampade.



Questo nella certezza che la nuova sostanza sarebbe stata altamente competitiva rispetto agli olii ricavati dal carbone, che intorno al 1850 stavano conquistando i mercati.
Se si poteva disporre di grandi quantità di olii minerali, si sarebbe ottenuto un basso costo del prodotto che avrebbe permesso di illuminare tutte le città del Nordamerica e dell'Europa. Senza contare che lo stesso olio minerale adeguatamente lavorato poteva essere impiegato per lubrificare le parti mobili dei macchinari.
Bissell incaricò il professor Benjamin Silliman, uno dei più eminenti scienziati di quel tempo, di predisporre uno studio che analizzasse le proprietà dell'olio di pietra, sia come illuminante che come lubrificante. 
Silliman si dimostrò entusiasta, parlando di un sicuro successo del rock oil (olio di pietra) quale sostanza illuminante.
L'attesa degli investitori si faceva spasmodica, mentre la ricerca si dimostrava talmente costosa da prosciugare le risorse finanziarie raccolte fino a quel momento.


Benjamin Silliman

A fugare ogni dubbio fu la relazione consegnata da Silliman il 16 aprile 1855 che dimostrava le ampie potenzialità di utilizzazione dell'olio minerale. Lo studio accertava che il prodotto poteva essere portato a vari gradi di ebollizione e distillato poi in varie frazioni, tutti composti di carbonio e di idrogeno. Uno di questi era olio illuminante di altissima qualità.
L'incremento demografico e lo sviluppo economico  conseguente alla rivoluzione industriale avevano fatto aumentare la richiesta di una illuminazione artificiale che non fosse quella prodotta da uno stoppino immerso in qualche grasso animale o vegetale, sistema diffuso nel corso dei tempi e non sempre disponibile per gente comune.
Chi disponeva di denaro aveva trovato nell'olio di capodoglio una sostanza illuminante di alta qualità e di costo elevato, la cui diffusione avrebbe messo in pericolo l'esistenza di quei cetacei.
C'era poi il "gas di città" distillato dal carbone, che alimentava, mediante condutture i lampioni stradali e le abitazioni delle famiglie del ceto medio e alto. Ma il gas di città era costoso e si faceva perciò sempre più pressante l'esigenza di una sostanza illuminante a prezzo contenuto.



Nel presentare il suo studio il professor Silliman aveva scritto, come conclusione: "senza ombra di dubbio vi sono fondati motivi per ritenere che la vostra società sia assolutamente in grado di trasformare il materiale grezzo di cui disponete, mediante procedimenti semplici e poco costosi, in prodotti di grande validità nel settore dell'illuminazione e della lubrificazione".
A seguito di questo Bissell e soci non ebbero difficoltà a trovare nuovi finanziamenti. Lo stesso Silliman acquistò un certo numero di azioni, conferendo maggior credibilità all'impresa che divenne nota come Pennsylvania Rock Oil Company.



Prima di entrare nel mercato era necessario accertare se le riserve di olio sarebbero state sufficienti ed estraibili a costi contenuti. Di certo non si poteva impiantare un'industria spurgando le superfici delle pozze o strizzando stracci e spugne. Lo scopo dell'impresa era di dimostrare l'esistenza di una riserva sufficiente e sfruttabile di olio minerale. Solo disponendo di quantitativi elevati di materia prima si sarebbe potuto vendere il prodotto a buon prezzo, togliendo dal mercato gli olii illuminanti più costosi.

Scavare in superficie o raccogliere gli affioramenti oleosi non avrebbe assicurato sufficienti quantitativi d'olio minerale, ma c'era una alternativa: la perforazione. C'era l'esperienza delle cave di sale in Cina dove da più di millecinquecento anni si scavavano pozzi profondi anche mille metri.
Verso il 1830 il metodo cinese d'estrazione era stato importato in Europa e negli Stati Uniti dov'era stata introdotta la perforazione dei pozzi di salgemma.


George Bissell

Quella tecnica di perforazione poteva essere applicata anche al petrolio? Se lo chiese George Bissell che considerava l'eventuale risposta positiva a tale domanda il tassello mancante per avviare la sua iniziativa.
A convincere Bissell che la tecnica della trivellazione delle cave di sale si potesse adattare al petrolio fu un cartello pubblicitario. La figura mostrava varie torri di trivellazione del tipo usato per estrarre il sale, per propagandare un farmaco a base di petrolio. Chiese notizie e seppe che l'olio minerale della medicina era ottenuto come sottoprodotto dell'estrazione del sale.
Discusse il progetto di perforazione con il banchiere James Townsend  il quale lo illustrò agli altri soci: molti lo derisero sostenendo che fosse una pazzia pompare petrolio dal sottosuolo come fosse acqua.
Bisognava affidare a qualcuno la trivellazione del primo pozzo e soprattutto la ricerca del terreno da trivellare. La scelta cadde sul trentottenne Edwin Drake, personaggio non particolarmente qualificato, ma dotato di fascino e immaginazione.



Era un ex macchinista delle ferrovie, da tempo disoccupato, che viveva a New Haven dove aveva acquisito la fama di "uomo tuttofare". Entusiasta dell'idea della ricerca del petrolio s'era convinto ad acquistare alcune azioni della Pennsylvania Rock Oil Company.
Townsend lo assunse e lo mandò a Titusville, in Pennsylvania, presentandolo come "il colonnello" E. Drake, allo scopo di impressionare i villici. Lo stratagemma funzionò e a Drake non fu difficile perfezionare, nel dicembre 1857, l'acquisto di un terreno che si pensava ricco di petrolio.
Tornato a New Haven per organizzare la fase successiva, cioè l'impianto di trivellazione, parlò prima dell'area prescelta e disse che si potevano ricavare grandi quantitativi di petrolio perforando il terreno come si usava nelle cave di sale. Ebbe però la sgradita sorpresa di constatare  che alla iniziale perplessità sulla tecnica di escavazione s'era aggiunta, in molti soci, la sfiducia di trovare petrolio in quell'area. Anche Bissell sembrava titubante. Ma Drake non si arrese. Incoraggiato da James Townsend, dichiaratosi disposto ad accollarsi il maggior rischio finanziario, ritornò a Titusville per iniziare il lavoro.



Era la primavera del 1858. Con una parte dei soci aveva fondato una nuova società, la Seneca Oil Company, divenendone amministratore delegato. Scelse un altro terreno, questa volta a valle di Titusville dove già c'era una sorgente di petrolio da cui si estraevano da 3 a 8 galloni al giorno con i metodi tradizionali. Per vari mesi continuò ad utilizzare quei metodi perché i fondi di cui disponeva non gli permettevano di utilizzare una trivella.
A quel punto scrisse a Townsend di inviargli altri quattrini precisandogli che il sistema di trivellazione era più economico. Ricevuto nuovo denaro, all'incirca mille dollari di quei tempi, assoldò una squadra di "trivellatori di sale" che, poco tempo dopo l'inizio dei lavori, si rifiutarono di continuare. In verità il motivo della defezione era dovuto al fatto che quei trivellatori abituati a cercare sale e non petrolio pensavano che Drake fosse pazzo.
Drake, dopo un anno trascorso a Titusville senza ottenere nulla di concreto che potesse soddisfare i finanziatori, stava vivendo un momento drammatico, tanto più che si stava avvicinando l'inverno. Decise dunque di impegnarsi con tutte le sue forze anche lavorando con le sue mani.



Montò pezzo dopo pezzo il compressore che avrebbe spinto la trivella. Poi nella primavera del 1859, trovò il trivellatore che faceva al caso suo, di nome William A Smith, il quale aiutato dai suoi due figli montò il cantiere di perforazione. Eresse il "derrick" o torre di trivellazione e montò le apparecchiature necessarie: una pesante asta metallica con un maglio fissato ad una estremità capace di percuotere il terreno e frantumarlo.
Il lavoro procedeva con lentezza e i finanziatori erano sempre più impazienti. Verso la fine di agosto 1859 non c'era segnale che incoraggiasse il proseguimento dei lavori e Townsend preso dallo scoraggiamento ordinò a Drake di chiudere i lavori e di tornare a New Haven. Ma il pomeriggio del 27 agosto, quando Drake non aveva ancora ricevuto il messaggio, alla profondità di 21 metri, la trivella entrò in un crepaccio. Il lavoro fu sospeso ma, il giorno dopo, dal foro già scavato fuoriuscì un fluido scuro che galleggiava sull'acqua: era petrolio.
La notizia si sparse in un baleno e iniziò una folle corsa all'accaparramento di terreni da trivellare. Anche George Bissell fu tra coloro che si precipitarono a Titusville acquistando terreni contigui a quello interessato dal ritrovamento.
L'intera popolazione era quasi impazzita. La corsa al petrolio fu spinta dalla frenesia di produrre la massima quantità nel minor tempo possibile.




I pozzi si moltiplicarono a dismisura e la Guerra di Secessione quasi non incise sul frenetico boom del petrolio.

(da B Li Vigni - Le guerre del petrolio)

Gli azionisti della Seneca Oil Company acquistarono immediatamente i terreni circostanti, ma la notizia della scoperta si propagò come un'onda d'urto. Ribattezzata "Oil Creek" (la valle del petrolio), la regione era degna del suo nome e offriva il deprimente spettacolo di uomini che sguazzavano tra le torri di trivellazione, in un mare di fango, petrolio e detriti. Nei primi anni a seguire venne imposta una legge che per lungo tempo dominò l'universo dell'oro nero: il mercato del petrolio si basa sulla domanda.

L'anno seguente alla scoperta di Drake, il prezzo del petrolio raggiunse l'impressionante cifra di 20 dollari al barile ma, a causa dell'inesistenza di significativi sbocchi commerciali, il prezzo scese rapidamente. Nel 1861 il barile non valeva più di 10 centesimi e il prezzo scese ancora, fino a rendere il petrolio un prodotto meno caro dell'acqua.

Nello stesso momento, un uomo di 26 anni, un ex contabile, stava creando una società, la Standard Oil, che avrebbe dominato il mercato mondiale del petrolio e reso John Rockefeller l'uomo più ricco del pianeta. I numerosi produttori e raffinatori si erano scavati la fossa affidandosi ad una concorrenza selvaggia che aveva generato una situazione di sovrapproduzione. Acquistando le loro proprietà, da padrone del gioco, Rockefeller diceva: "se avessero prodotto meno petrolio di quello richiesto, ne avrebbero ricavato il prezzo massimo."

Una delle ultime vittime di questo sistema fu proprio la Seneca Oil Company. Nel 1864 la compagnia licenziò Drake con una indennità di 731 dollari. Questi visse il resto della sua esistenza in profonda miseria e morì qualche anno più tardi quasi completamente invalido.



Articolo di Marcello Venturi
dalla rivista "Il gatto selvatico" aprile 1959

Sulla scia dell'olio nero di roccia degli indiani Senecas si mossero a metà del XIX secolo per solitudini americane avventurieri e commercianti, banchieri e vecchi cercatori d'oro: ma fu soltanto il colonnello Drake a cavarlo dalle profondità della terra in quantità considerevole, avviando così la civiltà del petrolio.
"Ecco il balsamo che, scaturito dalle forze segrete della natura, dona all'uomo il fiore della salute e della vita. Dalle profondità del suolo il liquido magico cola per calmare le vostre sofferenze e guarire i vostri mali".
Con questa etichetta il giovane Samuel Kier, figlio di un produttore di sale di Tarantum (Pennsylvania), spacciò le prime bottiglie di petrolio, per uso medicinale, alla folla tumultuosa dei pionieri di Pittsburg.




Era il tempo delle grandi conquiste, delle migrazioni, dei saloons e della guerra agli indiani. Pittsburg rigurgitava come un fiume in piena di uomini e donne di ogni razza e nazionalità. Si abbattevano le foreste, si gettavano sulle montagne e nelle pianure i primi tronchi ferroviari.
A Tarantum, piccolo centro di poche centinaia di abitanti, un certo Thomas Kier faceva trivellare il terreno lungo le sponde del fiume Allegheny, in cerca di sale. Con rudimentali trivelle azionate a pedale, i cercatori di sale di Thomas Kier scavavano buche su buche, riempiendo di acqua salata i bianchi bacini di essicazione. Quand'ecco che un giorno, attraverso uno dei tanti buchi, anziché scaturire acqua salata scaturisce acqua nera, un'acqua oleosa e pesante, che puzza. Il signor Kier, immediatamente avvertito, corre sul posto disperato e ordina di buttare tutto nel fiume.
L'acqua nera sta a galla; nel giro di pochi giorni l'Allergheny diventa uno scuro lucido nastro color piombo che si snoda tra le foreste della Pennsylvania con strani bagliori azzurri.
Una delegazione di pescatori della costa si reca a Tarantum per protestare: non si può uccidere il fiume per salvare le saline di Kier.
Una notte scoppia l'incendio. Qualcuno ha buttato un tizzone acceso nelle acque; l'Allergheny s'illumina come d'incanto per la lunghezza di un chilometro, sollevando tra le fiamme una pesante coltre di fumo. I pionieri della Pennsylvania assistono stupiti e impotenti al colossale falò che nasce dall'acqua. Thomas Kier, anche osserva l'incendio; immediatamente si rende conto che l'acqua nera, se genera luce e calore, può essere utile quanto, e forse più, dell'acqua salata.
Prima ancora che l'immenso rogo si sia spento ha già preso la sua decisine: metterà l'acqua nera in barili e la venderà per l'illuminazione. Thomas Kier butta sul mercato il petrolio, che, anche se presenta l'inconveniente del fumo, costa poco.

A questo punto entra in azione il figlio Samuel. Il giovane Kier, che ha sempre preferito le ballerine dei saloons di Pittsburg alle saline paterne, conosce gli indiani Senecas e sa che essi portano giù dalle loro montagne un miracoloso "olio di roccia" buono a curare la gotta e i dolori reumatici. Confrontato l'olio di roccia dei Senecas con l'acqua nera delle saline, Samuel si accorge che si tratta della stessa sostanza, Di lì a pochi giorni egli venderà le bottiglie del balsamo al prezzo di un dollaro ciascuna.



La notizia dell'incendio sul fiume Allegheny e dell'olio di roccia si era propagata in più Stati, era giunta a New Haven e a New York. L'olio che scorre tra le grosse pietre dei monti della Pennsylvania, che si nasconde sotto terra, che dà fuoco e calore, quest'olio comincia ad incuriosire banchieri e commercianti, cercatori d'oro e cercatori di vario genere.

A Titusville, la sera del 20 dicembre 1857 dalla diligenza che fa sosta davanti all'American Hotel, scende un distinto signore. E' il colonello Edwin Drake, di 38 anni. Colonnello di non si sa quale esercito: ma lui si fa chiamare così. Ed è un tipo che, pur non portando pistola alla cintura, incute soggezione e rispetto all'albergatore Billy Robison.
Il misterioso personaggio, disarmato, desta curiosità tra i 125 abitanti di Titusville. Lo si vede andare sulle sponde dell'Allergheny ad osservare i buchi delle saline di Kier, tracciare segni su pezzi di carta, raccogliere zolle di terra e analizzarle sul palmo della mano.
- Chi è? Da dove viene? Cosa vuole?
Alle domande degli avventori neppure Billy Robison riesce a dare una risposta.
- E' un colonnello, - può solo rispondere.
L'enigmatico Drake ha tutta una storia alle spalle. Nato da una famiglia di contadini del Vermont, fin da ragazzo sogna di abbandonare il lavoro dei campi e di spingersi all'Ovest, in cerca di fortuna. Lascia la famiglia e i campi del padre, raggiunge Buffalo. Qui, affamato e senza un dollaro in tasca, s'ingaggia come mozzo sul battello "Wisconsin", che fa servizio lungo le coste del lago Erie. E' sul ponte del Wisconsin, battuto dai più disparati tipi di viaggiatori, che sente parlare per la prima volta dell'olio di roccia dei Senecas. Decide di raggiungere la Pennsylvania. A Tucumseh alloggia all'hotel dell'Ovest, fa il cameriere, quindi si sposta a New York, commesso in un negozio di tessuti e infine conduttore di treni. Raggiunto un certo benessere economico si sposa ed ha due figli.
L'antico sogno dell'Ovest sembra essersi spento tra le pareti domestiche, quando la disgrazia rimette Drake sulla propria strada. All'età di 35 anni gli muoiono moglie e figli. Drake vende tutto e va a New Haven dove conosce il banchiere Townsend. Daccordo col banchiere scende a Titusville per mettere il naso in quell'olio di roccia di cui tanto si parla, e per lo sfruttamento del quale già si sono costituite alcune compagnie.
"Se l'olio viene a galla da un pozzo scavato per raccogliere acqua, perché non farlo più profondo, superare l'acqua e attingere direttamente all'olio stesso?" Questa è la semplice, concreta domanda che egli si pone dopo un lungo esame dei pozzi di sale.

Torna a New Haven e convince Townsend a costituire una compagnia in proprio, la Seneca Oil Company. Drake che non se ne intende troppo di carte e di contratti, non capisce che di questa compagnia lui sarà un semplice impiegato, non un socio. Riparte per Titusville, raccoglieun gruppo di sfaticati, li ingaggia e dà inizio alla prima operazione petrolio.



Siamo nell'agosto 1858. Il pozzo di Drake, azionato da un motore a vapore e da un derrick, frantuma la roccia, scava la terra, scende lentamente in profondità. Le infiltrazioni del fiume però pregiudicano il buon esito dell'impresa. Allora Drake mette nel pozzo un grosso tubo di ferro, dentro al quale la testa del percussore può continuare a battere.
I lavori vanno per le lunghe, il pozzo ha già consumato 2000 dollari e Townsend non concede altro denaro. Drake firma cambiali, si riempie di debiti, vuole raggiungere l'olio.
La mattina della domenica del 30 agosto 1959 il trivellatore Billy Smith, detto "zio Billy", va a dare un'occhiata al pozzo rimasto abbandonato e lo trova pieno di acqua nera. Quello resterà nella storia il "pozzo Drake numero 1".
Si scatena nella vallata di Titusville e di Tarantum la battaglia per l'acquisto della terra, si apre l'epopea dell'oro nero. Il 7 ottobre 1959, per una disattenzione dello zio Billy, il pozzo numero 1 si incendia: soltanto la pioggia riesce ad avere ragione delle fiamme. Rientrato in funzione, il pozzo produrrà 32 barili al giorno.



Al pozzo numero 1 ne seguiranno molti altri, una foresta. Ma la sorte di Drake è prossima alla conclusione. Il banchiere Townsend non gli paga le cambiali, abbandona il colonnello che con tanta tenacia aveva condotto la battaglia per conquistare il fuoco della terra. Egli non serve più. Viene licenziato con 731 dollari di liquidazione!
Drake torna a New York, presso la seconda moglie. Solo qualche anno più tardi lo Stato della Pennsylvania gli riconoscerà una modesta pensione.
Nel 1880, quando il suo funerale attraversò la città, qualcuno disse di lui:
" E' morto di freddo dopo aver incendiato il mondo."

(Marcello Venturi)





Da "L'era del petrolio" di Leonardo Maugeri

...I derivati del petrolio erano stati sfruttati sin dagli albori della civiltà umana, in particolare nell'antica Mesopotamia e nel Medio Oriente, dove una primitiva ma importante industria petrolifera forniva asfalto per la costruzione di strade, mastice per rendere impermeabili gli scafi delle navi, le costruzioni, le tubazioni, componenti per medicinali, nonché armi ed altri strumenti per la guerra e per la pace. Tuttavia dopo essere stato sfruttato nell'antichità, per molti secoli il petrolio è destinato soltanto ad applicazioni marginali e circoscritte alle regioni in cui è disponibile, cioè laddove fuoriesce spontaneamente in superficie.
Dopo un lungo periodo di oblio, il petrolio fa una parziale ricomparsa intorno alla metà degli anni cinquanta del Milleottocento, periodo in cui vengono condotti esperimenti da parte di chimici professionisti e dilettanti per raffinare la materia prima e ottenere combustibile per l'illuminazione. Tra i vari aspiranti al titolo di inventore del moderno procedimento di distillazione, una menzione merita Abraham Gesner, scienziato canadese che nel 1854 brevetta per primo negli Stati Uniti, il cherosene, un nuovo prodotto da utilizzarsi "per illuminazione o altri scopi". Il suo uso si diffonde rapidamente all'Ovest della Pennsylvania e nella città di New York grazie alla favorevole circostanza che l'olio di balena, sino a quel momento il combustibile per illuminazione richiesto dalle classi abbienti (le uniche che potessero permettersi l'illuminazione artificiale), cominciava a scarseggiare a causa della pesca intensiva praticata nell'Atlantico (la ricerca di nuove prede nei mari lontani, fa schizzare alle stelle il prezzo del prodotto).




Sebbene favorito da tale congiuntura, inizialmente il petrolio penetra con difficoltà nel mercato, soprattutto perché se ne produce poco e con metodi improvvisati. Le tecniche di estrazione conosciute fin dall'antichità comportano la raccolta del greggio fuoriuscito in superficie con strumenti primitivi e pratiche dilettantesche, quando addirittura non è raccolto a mano.
La grande rivoluzione arriva nel 1859 in Pennsylvania, quando per la prima volta Edwin Drake riesce ad estrarre il petrolio dai suoi depositi di roccia sotterranea con un articolato dispositivo di perforazione.
Sedicente colonnello, senza alcuna competenza in geologia o in ingegneria, un giorno, in un piccolo albergo di New Haven, nel Connecticut, dove si trova in convalescenza per una forma di artrite contratta dopo aver prestato servizio come macchinista ferroviario, Drake conosce George Bissell, un banchiere che ha messo in piedi una piccola società per lo sfruttamento del petrolio su scala commerciale intorno a Titusville, un minuscolo paese della Pennsylvania. I due si parlano e il colloquio risveglia l'inclinazione donchisciottesca di Drake per le missioni impossibili, finché questi decide di porsi come guida dell'avventura che Bissell ha in mente. L'accordo si conclude in fretta e l'impresa può cominciare, non prima però che Bissell e i suoi soci ribattezzino Drake con il titolo di "colonnello", per nobilitarne la figura agli occhi di nuovi potenziali investitori e finanziatori, Poco conta che l'unica uniforme mai indossata da Drake sia quella di ferroviere.



Con una sparuta squadra di operai di operai del posto inizia a lavorare in un'area dove talvolta il petrolio si manifesta in superficie. Lì fa montare una grande ruota a vapore, e intorno vi avvolge un cavo la cui estremità libera termina con una massa di ferro appuntita come uno scalpello. La ruota gira sollevando il cavo "armato", per poi lasciarlo ricadere con tutto il suo peso verso il terreno, per perforarlo. Si tratta di una tecnica consigliata da Bissell, che l'ha vista applicare nei giacimenti di sale in varie parti degli Stati Uniti.
Drake però escogita un espediente che si rivelerà decisivo. Inserendo un tubo nella cavità del terreno scavata dal rudimentale scalpello, ottiene che la perforazione possa procedere senza che le pareti della cavità cedano e l'acqua si infiltri compromettendo l'operazione. Inconsapevolmente il "colonnello" ha messo a punto il prototipo di perforazione della moderna industria petrolifera, destinato ad essere migliorato nel 1901, in Texas, grazie alla "perforazione a rotazione".
Nel frattempo sono passati alcuni mesi e Bissell e soci hanno perso le speranze iniziali. Così nell'agosto del 1859, decidono di  interrompere l'attività ingiungendo a Drake di chiudere il cantiere e liquidare le pendenze; questi ignora l'ordine scritto e insiste. Il 28 agosto, al rientro da una pausa dei lavori, gli uomini del "colonnello" trovano il pozzo pieno di petrolio.
Il liquido scuro e oleoso sgorga con intensità crescente e Drake si trova costretto a escogitare una soluzione che ancora una volta segnerà il futuro dell'industria petrolifera. Non sapendo dove raccogliere il greggio, incarica i suoi uomini di fare incetta dei barili di legno utilizzati per il commercio del Whisky, che in Pennsylvania hanno un formato standard da 42 galloni (circa 159 litri). 




Di lì a poco, tutti i cercatori di petrolio accorsi in Pennsylvania ricorreranno allo stesso sistema e così il barile diventerà l'unità di misura fondamentale, ancora oggi in uso (nonostante non si utilizzino più i barili per stoccare e trasportare il greggio).
La produzione iniziale del pozzo di Drake è di 35 barili al giorno, venduti al prezzo incredibile di 40 dollari ciascuno, corrispondenti grosso modo al salario mensile di un lavoratore del tempo e, in termini attuali a 600-700 dollari.
L'esperienza di Drake è considerata l'esordio della moderna industria petrolifera, e in effetti le sue conseguenze sono immediate e dirompenti. Il clamore suscitato dall'evento alimenta rapidamente un'infatuazione collettiva per quel sostituto dell'olio di balena che promette di essere un elisir di prosperità, "oro nero" come viene subito ribattezzato dai giornali e nelle canzoni popolari del tempo. Di colpo i campi della Pennsylvania occidentale sono invasi da migliaia di cercatori di petrolio improvvisati (soprannominati wildcatters, espressione da cui deriva il termine wildcat, ancora oggi in uso per indicare i nuovi pozzi esplorativi), assieme a raffinatori, trasportatori, commercianti, banchieri e un inevitabile seguito di speculatori e truffatori.



Nel 1861 entra in funzione la prima raffineria di greggio statunitense e nel 1865 viene terminata la costruzione del primo oleodotto con una capacità di trasporto di 800 barili al giorno e una lunghezza di 5 miglia. In breve la Pennsylvania diventa meta di una "corsa all'oro nero" che ne modifica drammaticamente il paesaggio geografico e umano. 




Torri di trivellazione sorgono nottetempo come funghi, una accanto all'altra, ovunque vi sia il sospetto che il sottosuolo possa racchiudere petrolio. Intere cittadine sorgono e si espandono con uguale rapidità, mentre la produzione di greggio aumenta enormemente e il cherosene, da esso ricavato,  si impone sul mercato americano e fa il suo ingresso nel mercato europeo.
Ben presto però, il giovane mercato del petrolio si rivela un incubo ciclico per i pionieri. Ogni nuovo giacimento diventa oggetto di un sovrasfruttamento insensato e di conseguenza il mercato è periodicamente inondato di greggio e i prezzi collassano, causando la rovina di molti operatori che, in cerca di ricchezza, hanno impiegato tutti i propri risparmi o altri fondi presi a prestito.




Con altrettanta rapidità i giacimenti sovrasfruttati diventano improduttivi a causa della dispersione del gas naturale (che spinge verso l'alto il petrolio) o delle devastazioni apportate dalle trivellazioni selvagge. Il fenomeno, congiuntamente alla caduta di investimenti crea una carenza nell'offerta che fa schizzare i prezzi alle stelle. In breve, fasi di boom e momenti di crisi che si alternano in modo repentino e imprevedibile diventano una caratteristica costante del mercato petrolifero.




Drake vende i primi barili di petrolio a 40 dollari ciascuno, ma in meno di un anno il prezzo scende a 10 centesimi; nel 1861 risale fino a 10 dollari.
Nel 1862, mentre la produzione nella Pennsylvania occidentale cresce fino a 3 milioni di barili all'anno, il prezzo di un barile fluttua tra i 10 centesimi e i 2,25 dollari, con una media di 1,5 dollari al barile. Il prezzo di un barile di greggio alla fonte è:

- 3,5 dollari nel 1863;
- 8    dollari nel 1864;
- 4    dollari nel 1866;
- 2,8 dollari nel 1867;
- 5,8 dollari nel 1869;
- 4,2 dollari nel 1871;
- 1,8 dollari nel 1873;

La media aritmetica annuale, tuttavia, nasconde all'interno picchi e crolli spettacolari, che conferiscono ai primi anni di vita del mercato petrolifero americano un andamento a montagne russe. Paradossalmente, per lunghi periodi il costo del barile (contenitore) - che fluttua tra i 2,5 e i 3,5 dollari - è più elevato del suo contenuto.

(Leonardo Maugeri)



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