venerdì 23 settembre 2011

misure piemontesi

Antiche unità di misura Piemontesi


Le unità di misura piemontesi, fino all'adozione del sistema metrico decimale, decisa da Carlo Alberto, con l’emanazione del Regio Editto dell'11 settembre 1845, erano riferite alla vita di tutti i giorni: quanto terreno ara una coppia di buoi in una giornata di lavoro; la distanza di un passo; la lunghezza di un piede; la capacità di una botte; il contenuto di un cucchiaio.

I sistemi di misura variavano notevolmente a seconda delle località, delle attività a cui si riferivano, del periodo storico; cosicché risulta assai problematico ricostruire i valori esatti delle misure antiche.


* * *

Nelle tabelle seguenti sono riportate, con approssimazione, le misure in uso nelle città di Alba, Asti, Cuneo, Mondovì, Saluzzo, Pinerolo...


(in piemontese la u di uva viene scritta "o", la "u" si legge come la "u" francese)




Re Liutprando, fra le molte leggi emanate ad integrazione del Codice di Rotari, con l’intenzione di amalgamare il popolo longobardo e fonderlo con le precedenti popolazioni (ed ovviamente di rafforzare il potere centrale), intraprese anche l'unificazione del sistema di misure, imponendo per tutto il Regno una medesima misura lineare fondamentale: il Piede, da lui detto, appunto, di Liutprando. 
Non diversamente, del resto, farà Carlo Magno cinquant'anni dopo, verso l'anno 800, uni-formando le misure di Francia, con il Pied du Roy e la Toise Carlovingienne. 
La fantasia dell'epoca medievale ha condito l'iniziativa del re Longobardo di profumi e sapori gustosi, ancora persistenti all'inizio del nostro secolo.  Si disse dunque che Re Liutprando, viaggiando nel Milanese, venisse informato che si commettevano frodi nel misurare e ne conseguivano frequenti controversie; avesse allora posto il suo piede (magnum et spaciosum) su una pietra, e subito disposto che dall'impronta in essa mirabilmente lasciata, si prendessero le misure per le compere e le vendite. 
Il nuovo modulo, dunque, da lui prese il nome di Piede di Liutprando, e poiché la nuova misura era più grande di almeno una volta e mezzo del Piede di Roma, se ne dedusse che il re Longobardo dovesse essere stato alto della persona in guisa di un gigante: e questa convinzione serpeggiò per oltre un millennio e ne è rimasto il dubbio fino a meno di cent'anni or sono. Il Piede di Liutprando, benché con valori numerici differenziati, rimase in uso in tutta Italia, seppure con valori e nomi diversi (Piede Liprando, o Eliprando, o Piede di Piemonte, o Piede legale); in Lombardia fino alla seconda metà del '700, ed in Piemonte fino alla unificazione Sabauda. 

Quella di Liutprando fu sostanzialmente la sola unificazione dei pesi e delle misure che abbia interessato pressoché l'intero territorio della Penisola, dopo quella di Roma antica e fino alla proclamazione del Regno Sabaudo. 


(Estratto dai Quaderni del Club Ingegneri milanesi - oltre il 1992, N. 5 (1998))



Si narra che il sovrano un giorno fosse interpellato da alcuni sudditi che, stufi di essere ingannati da mercanti senza scrupoli durante le compravendite, gli chiesero di stabilire una precisa e determinata unità di misura facilmente utilizzabile durante le transazioni commerciali.Liutprando decise, allora, di stabilire che tale misura fosse determinata dalla lunghezza del suo piede e, così, a titolo esemplificativo lo posò su una pietra. Ma su di essa, quasi per miracolo, ne rimase indelebile l’impronta e, così, venne a lungo custodita a prova di quanto dovesse essere lunga l’unità di misura di un piede, da quel momento detto Piede Liprando.
Il piede liprando era circa una volta e mezza quelle delle altre città e in rapporto aureo (1,612) con il piede romano,che misurava 29,5 cm.
Nel 1895 furono rinvenuti a Pavia i resti umani che dopo studi furono attribuiti alle ossa del Re longobardo. Più specificatamente la statura risultò di 1,73 m e i piedi pari a 254 mm il destro e 261 mm il sinistro.La somma è di 515 mm e differisce di pochissimo dal piede liprando utilizzato in Piemonte.
(di Massimo Fois)

















Bastava spostarsi in Lombardia per trovare come unità di lunghezza un piede di soli 43,5 cm: in compenso lì c'era il braccio (59,5 cm), ed il miglio valeva 3000 braccia (1785 metri); anche in Lombardia c'erano i trabucchi, le once i punti e gli atomi, ma tutti più corti che in Piemonte. Per pesare in Lombardia c'erano la libbra sottile, uguale a 326,8 grammi e la libbra grossa (2,5 libbre sottili); una libbra sottile valeva 12 once, un oncia 24 denari e un denaro 24 scrupoli. La confusione aumentava passando nel Veneto, dove le lunghezze erano ancora misurate in piedi ma di 34,8 cm; per distante maggiori si usavano il passo (5 piedi) ed il miglio era 1000 passi, quindi solo 1740 metri. Capacità e volumi si misuravano, per la merce secca in moggi (un moggio = 333,3 litri), che valeva 4 staia; ogni staia era 2 mezzeni, ogni mezzeno era due quarte ed ogni quarta due quarteroli; i liquidi avevano come unità il mastello (75,12 litri), che valeva un decimo di botte oppure tre secchie; una secchia era quattro bozze, un abozza 4 quartucci ed un quartuccio 4 getti.
Anche nel Veneto c'erano la libbra sottile e la libbra grossa, ma valevano rispettivamente 301,23 e 477 grammi; tutte e due erano soddivise in 12 once, quindi convivevano due once diverse: la prima era suddivisa in 192 carati e 768 grani, la seconda in 8 dramme, 24 scrupoli ed in 72 grane.
Immaginate a quante occasioni di truffe e raggiri basate sull'equivoco potesse essere oggetto un mercato che dovesse svolgere l a sua attività nella pianura Padana.
(da "Una storia lunga... un metro" di Marco Pisani)

La legna da ardere era venduta a corde, il carbone di legna a carrate, il carbon fossile a carra, l’ocra a botti, e il legname per carpenteria al marco o alla solive. Si vendevano i frutti di cedro alla poinçonnée, il sale al moggio, al sestario, a mine, a mezze mine, a staia, a once; la calce si vendeva al poinçon, e i minerali alla raziera. Si comprava l’avena a profenda e il gesso a sacchi; il vino a pinta, a mezza pinta, a caraffa, a roquille, a boccale e a mezzetta. L’acquavite si vendeva a brente, il grano a moggi e a salme. Le stoffe, i tappeti e la tappezzeria si compravano ad aune; boschi e prati venivano misurati in pertiche, i vigneti in daureés. L’arpento valeva dodici hommées, misura che indicava una giornata di lavoro di un uomo; altrettanto valeva per l’ouvrée. Gli speziali pesavano in libbre, once, dramme e scrupoli; la libbra valeva dodici once, l’oncia otto dramme, la dramma tre scrupoli, e lo scrupolo venti grani.
Le lunghezze erano misurate in tese e in piedi del Perù, che equivalevano a un pollice, una logne, e otto punti di piede del Re, il quale piede poteva essere quello del re di Macedonia o di Polonia, e anche quello delle città di Padova, di Pesaro e Urbino. Era, molto approssimativamente, l’antico piede della Franca Contea, del Maine e del Perche, e il piede di Bordeaux per l’agrimensura.
Quattro di questi equivalevano più o meno all’auna di Laval, cinque formavano l’esapodo dei
Romani, che era pari alla canna di Tolosa e alla verga di Norai. C’era poi quella di Raucourt, e anche la corda di Marchenoir en Dunois. A Marsiglia, la canna per le lenzuola era di circa un quattordicesimo più lunga di quella per la seta. Che confusione!


1789, UNA RIVOLUZIONE PER LA FRANCIA E PER LA MISURA

I principi di giustizia e di equità che animano la rivoluzione francese rendono prioritaria la abolizione delle iniquità e delle difficoltà dovute al corrente sistema di misura.
Nel 1790 Talleyrand, presidente dell'assemblea nazionale, propone di unificare le misure e chiede la collaborazione dell'Inghilterra per la creazione di una misura universale che possa valere per "tutti gli uomini e per tutti i tempi".
Si pone quindi il problema di "inventare" le nuove unità di misura (di lunghwzza e di peso). Nel 1791, in un rapporto presentato all'Accademia delle Scienze a firma di Borda, Lagrange, Laplace, Monge e Condorcet, dopo una serie di considerazioni sulla necessità di evitare i legami col passato, di evitare i legami con la nazione in cui nasce e quindi di cercare nella natura l'origine di una unità di misura universale, concludono: "Le unità che più sembrano essere adatte a servire come base si possono ridurre a tre: la lunghezza del pendolo che batte il secondo, un quarto di circolo dell'equatore, infine un quarto del meridiano terrestre".
La proposta di utilizzare come unità di lunghezza quella del pendolo che batte il secondo risale a Picard nel 1670. In sostanza si trattava di legare l'unità di lunghezza all'unità di tempo attraverso una "costante" fisica: l'accelerazione di gravità g. La soluzione venne scartata perché non piaceva l'idea di legare il metro ad un'altra unità di misura che aveva soprattutto l'onta di non essere "decimale" (l'ossessione per il sistema decimale presso l'Assemblea è tale che una legge del 1793 rende obbligatoria la divisione decimale del giorno), Inoltre, già Picard aveva verificato che il periodo del pendolo (cioè l'accelerazione di gravità) non è uniforme sul globo terrestre.
La scelta cadde sul meridiano poiché poteva essere compiuta in Francia: il meridiano passante per Parigi, misurato su un arco di ben 9,5 gradi a cavallo del 45° parallelo, con i due estremi sul livello del mare.
La nuova unità di lunghezza sarà la decimilionesima parte del quarto di meridiano terrestre e si chiamerà metro, dalla parola greca metron (misura).

Nel giugno del 1792 gli astronomi Mechain e Delambre partono per iniziare la misura del meridiano terrestre, il primo a Sud verso Barcellona, e il secondo a Nord verso Dunkerque. La loro impresa fu molto più lunga e difficile del previsto.
Nel frattempo la Francia entrò in guerra con l'Inghilterra e con la Spagna. Il re Luigi XVI viene ghigliottinato. Negli anni del terrore che seguirono, buona parte degli ispiratori del sistema metrico decimale (tra cui Delambre, Borda, Laplace, Coulomb) vennero destituiti dai rispettivi incarichi. Lavoiseur venne ghigliottinato. Condorcet si suicidò prima di essere ghigliottinato. Mechain venne arrestato in Spagna. Delambre rischiò più volte il linciaggio da parte dei contadini agli occhi dei quali le sue installazioni e i suoi strumenti avevano un aspetto "antirivoluzionario".

Intanto a Parigi, la commissione dei pesi e delle misure continua il suo lavoro per l'introduzione del sistema metrico decimale che rimane una delle priorità della rivoluzione.
Nel 1793 la legge definisce il metro come la decimilionesima parte della distanza tra polo Nord ed equatore, misurata sul meridiano di Parigi.
In attesa dei risultati delle nuove misure e la successiva incertezza, portò l'Ufficio Internazionale dei Pesi e delle Misure a ridefinire il metro come la distanza tra due linee incise su una barra campione di platino-iridio, conservata a Sèvres presso Parigi.

Con l'avvento dell'impero napoleonico la via al sistema metrico decimale, aperta solo un anno prima, subisce una battuta d'arresto: nel 1800 una legge autorizza l'uso delle vecchie unità di misura, di fatto vanificando il lavoro compiuto nel decennio precedente.
Nel 1812 viene autorizzato l'uso delle unità metriche nelle transazioni commerciali e finalmente nel 1837 l'uso del sistema metrico diventa obbligatorio in Francia.
 da "Una storia lunga... un metro" di Marco Pisani)





mercoledì 21 settembre 2011

quadratura del cerchio 2


Assegnata la circonferenza di centro O, traccia il raggio OA
Costruisci la perpendicolare al raggio per l'estremo A



Riporta, con il compasso, sulla perpendicolare, a partire da A, due volte la misura del raggio OA


Dividi il raggio in 5 parti uguali. Traccia a partire da O una semiretta inclinata come in figura, poi, con il compasso riporta 5 volte la stessa misura (scelta "a piacere"), segnando i punti 1-2-3-4-5.


Unisci 5 con A, poi con due squadrette, traccia le parallele a 5A passanti per 4-3-2-1 che tagliano il raggio.


Riporta, con il compasso la lunghezza (sul raggio) 0-1, sulla retta, a partire da B, determinando il punto C.



Riporta ora, con il compasso, la lunghezza 0-2 (sul raggio), a partire da C, determinando il punto D.



Unisci O con D e con C.


Apri il compasso esattamente OC e riporta la misura sul prolungamento del diametro, a partire da A.


Utilizzando due squadrette traccia la parallela ad OD passante per il punto E.


Il segmento AF ha la stessa lunghezza della circonferenza (circonferenza rettificata)


Per chiarezza elimino dal disegno le costruzioni, lascio gli elementi essenziali: circonferenza, raggio e AF circonferenza rettificata (perpendicolare al raggio).


Traccia il segmento FO e costruisci la perpendicolare al punto medio di AF.
L'area del triangolo OAF è equivalente all'area del cerchio.



Apri il compasso AO, riporta la misura sulla perpendicolare, a partire da M, determinando il punto H.
Il rettangolo OAMH ha l'area equivalente al triangolo OAF perché AM è la metà di AF.


Punta il compasso in O, con apertura OH, traccia un arco che taglia il prolungamento del raggio in R.


Apri il compasso OA (raggio), punta in R e traccia un arco.


Apri il compasso OR, punta in P, traccia un arco che taglia il precedente in Q.



Unisci i punti RQ e QP. Il rettangolo ROPQ è congruente a OAMH perché RO=OH e OP=OA.
Costruisci ora la perpendicolare al punto medio di AR (punto medio N).


Punta il compasso in N con apertura NA, traccia la circonferenza che taglia OH in S.


Costruisci il quadrato di lato OS. Punta in O, con apertura OS, traccia l'arco che taglia il prolungamento del raggio in V.


Sempre con la stessa apertura (OS), punta rispettivamente in V e in S e determina il punto T.



Unisci i punti OVTS, vertici del quadrato.



Il quadrato OVTS ha l'area equivalente al cerchio di raggio OA.


sabato 17 settembre 2011

Unità di misura

Misurare


La necessità di misurare è antica quanto l'uomo. Noi continuamente confrontiamo oggetti, situazioni, prestazioni: "io corro più veloce di Marco", "Luca è più alto di Giovanni", "Ivo è più forte di Mario". Oppure: "Sara è più intelligente di Laura", "Sandro è troppo buono". 
Analizzando queste espressioni notiamo che alcune di esse sono soggettive, cioè dipendono da chi le esprime, mentre altre sono oggettive perché non dipendono da chi le esprime. Essere più alto, più forte, più veloce...non è una opinione, ma un fatto che può essere verificato tutte le volte che si vuole. Essere più bello. più intelligente, più buono...invece dipende dai punti di vista.
Analizziamo la seguente frase: "Luca è più alto di Marco, che è più alto di Giovanni, che è meno alto di Sergio".
Possiamo dedurre che Luca, Marco e Giovanni sono "in scala", ma non comprendiamo qual è l'altezza di Sergio rispetto a Luca e Marco.


Tutte queste possibilità possono essere vere e ce ne sono moltissime altre.
Gli antichi si resero conto che questo tipo di confronto non portava a certezze ma a confusione e allora decisero di confrontare l'oggetto da misurare con un campione di riferimento. Questo campione di riferimento è l'unità di misura.


L'unità di misura è un CAMPIONE preso come riferimento per misurare una grandezza (lunghezza, peso, capacità...).


MISURARE significa CONFRONTARE la grandezza campione (unità di misura) con la grandezza da misurare (oggetto).


L'uomo cominciò ad utilizzare unità di misura riferite a parti del corpo o ad oggetti molto diffusi: palmo, dito, piede, spanna, cubito, braccio, sacco, coppo, barile...
Ma queste unità erano variabili da individuo a individuo e da luogo a luogo e con l'andar del tempo si rese necessario stabilire con precisione i CAMPIONI di riferimento da conservare e duplicare.



Come vedi l'oggetto è lungo 1 unità A e un po'. Per valutare questo "po'" è necessario stabilire dei campioni di riferimento "più piccoli" (sottomultipli dell'unità di misura).




L'oggetto è lungo 1A 5B e un po'.
Per misurare il "po'" che resta, si deve utilizzare un altro sottomultiplo e così via.


Ricorda che un sottomultiplo è un "campione più piccolo" che deve essere contenuto esattamente (un numero intero di volte) nell'UNITA' di misura.


Se, per esempio, abbiamo come unità di misura di lunghezza il PALMO, possiamo stabilire come suo sottomultiplo il DITO; ma non basta che sia più corto.




Deve essere contenuto un numero intero di volte nell'unità.




Come vedi 5 DITA sono più lunghi dell'unità e 4 sono più corti. Pertanto è necessario variare la lunghezza del DITO affinché sia sottomultiplo del PALMO.




Stabilita questa lunghezza per il DITO possiamo verificare che è sottomultiplo del PALMO.




Il DITO è contenuto esattamente 6 volte.


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I popoli antichi stabilirono unità di misura relative alle attività e alle necessità proprie del tempo. Era necessario misurare lunghezze, superfici, volumi, pesi, capacità, e il tempo. Solo più tardi, dopo il 1500, si introdussero unità di misura più complesse relative alla pressione, alla temperatura e alla velocità.


Furono i babilonesi a determinare le misure di tempo, di lunghezza e di peso, di cui poi si servirono gli altri popoli dell’antichità, compresi i greci e i romani. Il giorno fu diviso in 24 ore; l’ora in 60 minuti primi e in 3600 minuti secondi; l’unità di peso, il talento (= 2523 grammi), fu divisa in 60 mine e la mina in 60 dramme.
Per misurare il tempo, le ore del giorno e lo scorrere dell’anno, così come i pesi, le lunghezze, i prezzi ed ogni altra cosa, i babilonesi presero come base il numero 12, con i suoi multipli e sotto-multipli: a tale numero, infatti, molte civiltà antiche attribuirono un valore sacro, quasi magico. Dodici, pertanto, furono i mesi dell’anno, e dodici più dodici le ore del giorno; sessanta (cioè 12x5) i minuti di un’ora, sessanta i secondi di un minuto. Questo sistema di calcolo viene perciò detto "sessagesimale". Anche nei secoli successivi, nella civiltà greca e in quella romana, il 12 rimase il principale punto di riferimento numerico, il simbolo della perfezione. Per tutto il Medioevo e gran parte dell’Età moderna, quando il sistema monetario era basato sul soldo di 12 denari, il podere-tipo misurava 12 iugeri, e così via. Solo molto di recente, tra XVIII e XIX secolo, tale sistema di numerazione ha cominciato ad essere sostituito dal computo decimale. Ma ancora pochi anni fa la sterlina inglese (oggi corrispondente a 10 scellini) ne valeva 12. E ancora oggi quando facciamo la spesa siamo abituati a comprare sei uova, o dodici. 
(da http://www.scuolascacchi.com/storia_antica/nmesopotamia.htm)

Gli antichi sistema di misura non solo non erano decimali, ma quasi tutti erano sistemi misti. I greci, per misurare le lunghezze usavano:

        stadio 
                        100     orgìa
                                                 6     piede
                                                                    4     palmo
                                                                                         4     dito
1 palmo =  4 dita
1 piede  =  4 palmi
1 orgia   =  6 piedi
1 stadio  =  100 orgìe  (non orge!)

Questo determinava alcune complicazioni:


1) Non si potevano scrivere i numeri con la virgola. 5,5 piedi è ERRATO perché 0,5 sono 5 decimi di piede, ma il piede non è diviso in dieci parti ma solo in 4. Si doveva scrivere 5 piedi 2 palmi.
Anche noi usiamo dei sistemi misti, come per misurare il tempo e anche in questo caso dobbiamo scrivere:
4 giorni 2 ore 12 minuti (abbreviando giorni, ore, minuti...). 
Questo complica le cose quando si devono eseguire calcoli aritmetici: somme, sottrazioni, moltiplicazioni e divisioni.

2) E' complicato fare le equivalenze. 
     5 piedi = .........  dita
Non basta spostare la virgola o aggiungere zeri, bisogna eseguire moltiplicazioni e divisioni.
     5  piedi    =   20 palmi
     20 palmi  =   80 dita


     31  dita = ....   palmi
     31 : 4  =  7,525 palmi (ottengo un numero con la virgola che non so gestire)

Per questo motivo nel 1800 circa si studiarono i sistemi di misura decimali e si abbandonarono i sistemi antichi. Ricorda che i sistemi di misura decimali sono comodi da usare perché il nostro sistema numerico è in base dieci, se così non fosse (esempio se noi contassimo in base 12) non ci sarebbe alcuna convenienza.

Nel 1961 la CONFERENZA GENERALE dei PESI e delle MISURE stabilì un certo numero di unità di misura FONDAMENTALI e una serie di unità di misura DERIVATE e denominò questo SISTEMA INTERNAZIONALE (SI).

Unità fondamentali                                                            Unità derivate
metro                    (lunghezza)                                               metro quadrato (area)
secondo                (tempo)                                                      metro cubo (volume)
chilogrammo       (massa)                                                      .........
.......

METRO simbolo m
Alla fine del 1700: decimilionesima parte della distanza fra il polo Nord e l'equatore, misurata sul meridiano passante per Parigi.
Nel 1889: distanza tra due tacche incise su una sbarra di platino-iridio conservata a Sèvres  presso Parigi.
Nel 1983: distanza percorsa dalla luce nel vuoto in un 299.792.458-esimo di secondo.

CHILOGRAMMO simbolo Kg
Il chilogrammo è la massa di un particolare cilindro di altezza e diametro pari a 0,039 m di una lega di platino-iridio depositato presso l'Ufficio internazionale dei pesi e delle misure a Sèvres, in Francia.
La conservazione del prototipo internazionale è realizzata con i più rigorosi criteri: viene utilizzato un sotterraneo blindato, per la cui apertura occorre l'uso contemporaneo di tre diverse chiavi, custodite da tre personalità del Bureau international des poids et mesures. L'apertura avviene previa autorizzazione del Comitato Internazionale dei Pesi e delle Misure. Le condizioni di temperatura, pressione e umidità sono costanti e si evita il contatto con la polvere tenendo il prototipo sotto tre campane di vetro. (da wikipedia)


SECONDO Il simbolo esatto è s. Talvolta viene erroneamente indicato con sec o con il simbolo ".
Storicamente, il secondo venne definito in termini di rotazione terrestre, come la 86.400-esima parte del giorno solare medio sulla base dell'anno 1900, preso come riferimento.
Nel 1967 il secondo venne definito come «la durata di 9 192 631 770 periodi della radiazione corrispondente alla transizione tra due livelli iperfini, da (F=4, MF=0) a (F=3, MF=0), dello stato fondamentale dell'atomo di cesio-133»
(semplice no?)


STRUMENTI DI MISURA


Lo strumento di misura è un congegno, un meccanismo che effettua il CONFRONTO fra l'unità di misura e la grandezza da misurare e comunica il RISULTATO. Tutti gli strumenti hanno in comune una SCALA GRADUATA e numerata sulla quale si scorre un ago, una lancetta oppure un Display DIGITALE numerico che fornisce direttamente il valore.


Proprietà degli strumenti:


SENSIBILITA': è la variazione minima della grandezza che può essere rilevata dallo strumento. 
esempio: utilizzando una squadretta misuro un segmento lungo 73 mm.
Se il segmento fosse 0,02 mm più lungo mi accorgerei della variazione? Sicuramente no.
Qual è la variazione minima che può essere letta sulla squadretta? 0,3 - 0,5 mm. Pertanto la sensibilità della squadretta è 0,3-0,5 mm.


PRECISIONE: è un indice della qualità di uno strumento.
Uno strumento è tanto più preciso quanto minore è lo scarto tra le sue risposte quando una misura viene ripetuta più volte nelle stesse condizioni.
esempio: pesiamo più volte un cubetto di ferro su una bilancia e annotiamo


- 15,243 g
- 15,196 g  valore più basso
- 15,264 g                                        0,086 g SCARTO
- 15,282 g  valore più alto
- 15,274 g


Noi però non conosciamo il valore esatto del peso del cubetto.
Per valutare correttamente dovremmo avere un campione di cui conosciamo il peso in modo preciso e in base a questo calcolare lo SCARTO.


PORTATALa  portata dello strumento è l'intervallo tra il massimo valore della grandezza che lo strumento è in grado di misurare e il valore minimo. 
Ad esempio, nel caso di un metro a nastro, la portata è data dalla lunghezza del metro stesso.   
Generalmente la portata è legata alla sensibilità perché aumentando la sensibilità diminuisce la portata.


esempio: 
termometro ambiente   portata       -20°C - 50 °C
bilancia pesapersone    portata         0 - 100 Kg


TARATURA - CALIBRAZIONEl'insieme delle operazioni svolte su uno strumento di misura in modo da migliorarne l'accuratezza.
Quando lo strumento non sta misurando alcuna grandezza, l'indice della scala graduata deve essere esattamente sullo zero (se non lo è si corregge con una vite micrometrica)
Si pone poi sullo strumento una grandezza campione e si verifica se la lettura corrisponde al valore conosciuto.